Centro de Documentación da AELG
Introduzione a Tempi di Compostela
Giuseppe Tavani
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Salvador García-Bodaño, nato nel 1935 a Teis (Vigo, in provincia di Pontevedra). Ha seguito gli studi di Diritto nelle Universitá di Santiago de Compostela e di Oviedo, e dopo ha conseguito il titolo ed esercitato le funzioni di Procuratore legale. Giá negli anni universitari ha cominciato a svolgere un'irnportante attivitá politica e letteraria, aderendo prima al movimento galeghista (in consonanza con i superstiti rappresentanti dell'organizzazione prefranchista) e partecipando poi alla fondazione del Partito Socialista Galego e dell'associazione culturale «O Galo», e intervenendo nella creazione del premio di teatro intitolato al grande scrittore Alfonso Rodríguez Castelao. Come poeta, esordisce segnalandosi nelle ripristinate «Festas Minervales» organizzate dall'Universitá di Santiago, e in altre gare poetiche, in cui ottiene riconoscimenti e premi di rilievo; negli stessi anni, collabora a giornali e riviste letterarie nazionali e stranieri («Claraboya» di León, «La Trinchera» di Barcelona, «Alma Latina» di Puerto Rico, «El Corno Emplumado» di Cittá di Messico, ecc.).

Il suo primo libro di poesia, Ao pé de cada hora (Accanto ad ogni ora), pubblicato nel 1967 dall'Editorial Galaxia di Vigo, lo conferma come uno degli interpreti piú originali dell'impegno e della militanza letteraria caratteristici della sua generazione, dominata da un perenne svariare tra il mondo dei sentimenti e quello della condizione umana e sociale, oltre che programmaticamente protesa a un fiducioso, ottimistico accostamento alle «nuove poetiche». Un linguaggio sintetico ma accuratamente calibrato, una versificazione spigliata e ritmicamente elegante, una sensibilitá esasperata ai problemi del recupero di una tradizione smarrita e alle urgenze di una situazione giunta sull'orlo dell'irreversibilitá, fanno di Ao pé de cada hora un monumento importante della rinascita. Dopo dieci anni di silenzio, interrotto appena da episodiche comparse, il secondo volume di poesie, questo Tempo de Compostela  - stampato nel 1978 in un'elegante ma semiclandestina cartella impreziosita dalle incisioni di Alfonso Costa e riproposto 1'anno dopo dalle Edicions do Cerne di Santiago - rivela una piú matura vitalitá nella ricerca espressiva e un piú inquieto fervore nell'intrecciare piani fantastici e grida auspicanti il riscatto

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Linea essenziale della scrittura poetica di García-Bodaño, il silenzio petroso di Santiago si definisce come scenario monocromo in cui emergono voci e figure a trattenere il ricordo di secolari carenze e ad evocare la presenza, ancora muta e oscura, di una patria a lungo clandestina. Ora che il «gatto nero del timore» non fuga piú le ombre delle parole, e al cerchio vischioso dell'impotenza - sotterranea tentazione al disimpegno e all'indecisione - si va lentamente sostituendo il ritorno rassicurante ad un'esperienza maturata in solitudine, erompe 1'esigenza di uscire dalla limitazione individuale e individualista. La forte coscienza comunitaria, il bellicoso messianesimo, 1'enfasi dell'espressione tassativa e dura, un certo prosaicismo discorsivo talora prolisso ma sempre eticamente motivato, fanno di quest'atto poetico un itinerario «social-romantico», risolutamente teso a rintracciare 1'uscita dal labirinto morale della rassegnata acquiescenza. L'amore quasi sensuale per la terra detta il ricorso alla forza della tradizione: per il riscatto, si chiamano a raccolta gli spiriti eletti, che alla sopravvivenza della patria hanno sacrificato ogni riserva, stremandosi in ingenue e incorrotte certezze sentimentali e ideologiche, e facendosi araldi di fiducia in un paese che aveva perso la speranza e la capacitá di credere in sé.

Questa sperimentazione soggettiva della storia - storia recente, storia ancora attuale - puó fare da velo al distacco poetico, comportare un coinvolgimento celebrativo e un eccesso di passionalitá. Ma poesia é anche salvazione del tempo, vitalistica affermazione di identitá: la poesia come comunicazione - quale la voleva Vicente Aleixandre -, o la poesia in funzione della vita, ricupero esaltante di un retaggio che si credeva perduto per sempre. In una dimensione riconoscitiva si muove, per 1'appunto, García-Bodaño, montando in collage cinematografico una serie di tessere musive diverse per intensitá e colore: forme talora elementari, talaltra complessamente iconiche, in cui si concretano 1'emozione, 1'ebbrezza e 1'entusiasmo, in cui si riversano - in sintonia con il mondo circostante - i pensieri silenziosi di una terra e di una gente ridotti al mutismo da secoli di alienazione linguistica e culturale. Umiliazioni antiche e divieti di sempre rendono tanto urgente l'atto di comunicazione, che anche il poeta é spinto a trascurare, come irrilevante (almeno fino all'auspicata ma ardua e ancora lontana normalizzazione), non solo il versante metafisico, o anche soltanto meditativo, della poesia, ma persino i suoi aspetti sociali. La rivendicazione patriottica si traduce quindi in parola-azione politica, e appanna la riflessione sui mali profondi, sul malessere di una comunitá le cui contraddizioni non possono trovare rimedio soltanto nella riappropriazione linguistica e nella riesumazione di glorie passate, ma abbisognano di una presa di coscienza dinamica di quei mali e delle loro cause. L'espressione resta impermeabile alla realtá, la ragione sensitiva prevale sull'esigenza conoscitiva: ma la fase di transizione giustifica e in un certo senso nobilita la scelta operata dal poeta di privilegiare il momento evocativo e di motivare in chiave di ritorno il proprio discorso. La forza terrigna e petrosa di Tempo di Compostela riesce infatti a far si che il tessuto culturale su cui si innesta si vada infittendo progressivamente e si apra schiettamente ricettivo alle voci della storia: le carenze ontologiche sono compensate da un grado di intensitá passionale e di sensualitá oratoria che definiscono la poesia di García-Bodaño come un atto di affermazione o riaffermazione di sentimenti troppo a lungo coatti.

Tempo di Compostela é il poema tenero e violento, notturno e solare, in cui alla cadenza elegiaca subentra lo scatto vitale che riapre il ciclo dell'esistere: una lingua e un popolo che sembravano nutrirsi solo di sterili memorie, proprio da quelle memorie ricavano lo slancio ad un nuovo tentativo di vincere l'isolamento e di recuperare una veritá e una libertá finora soltanto rimpiante. E il poeta che raffgura quello slancio é come 1'aratore che traccia il disegno di una nuova semina fecondata dal sole, come l'incisore che delinea sulla lastra le forme antiche e rinnovate di una quotidianitá vista con occhi annebbiati dall'eccesso dirompente di energie improvvisamente liberate.

Giuseppe Tavani, Universitá di Roma
(In Introduzione a Tempi di Compostela.
Japadre editore. Roma 1989)